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Percorsi di visita

Sala del Tesoro

Già Sala del Capitolo in epoca medioevale, l’ambiente, connotato dallo splendido pavimento in cotto e maioliche, fu trasformato in Sala del Tesoro nella seconda metà del Seicento, su progetto dell’architetto Antonio Picchiatti.

Alla Sala del Tesoro si accede per il tramite di una porta lignea intagliata, attribuita a Cosimo Fanzago (1591-1678), e sistemata nella parete destra della Sagrestia. Nel Medioevo l’ambiente fungeva da Sala Capitolo del convento domenicano e, nella seconda metà del Seicento, fu trasformato in Sala del Tesoro.

Il progetto fu affidato all’architetto Antonio Picchiatti (1617-1694): lo spazio, articolato intorno ad una colonna di reimpiego, è connotato dalla presenza del meraviglioso pavimento in cotto e maioliche e dei possenti armadi in legno di noce, dipinti esternamente ed internamente, destinati a custodire i più importanti oggetti liturgici del complesso domenicano. Tra i tesori ivi conservati, le fonti documentano le preziose teche d’argento contenenti i cuori di Carlo II d’Angiò (1254-1309), di Alfonso il Magnanimo (1396-1458) e di Ferrante d’Aragona (1424-1494). Dei preziosi oggetti della Sala del Tesoro si persero le tracce dopo il Decennio Francese (1806-1815).

Nell’ambito dei restauri dedicati alle Arche Aragonesi  furono eseguiti lavori anche nella Sala del Tesoro. A partire dal 1998, infatti, furono promossi altri interventi conservativi che interessarono gli armadi, ma anche alcuni oggetti di culto e paramenti sacri pertinenti al patrimonio della basilica. Parte degli armadi furono adeguati con cassettiere scorrevoli, funzionali a custodire la collezione di abiti tra XV e XVII secolo, dando vita ad una mostra permanente inaugurata nel 2000.