Skip to main content

Percorsi di visita

Cella di San Tommaso d’Aquino

Recentemente restaurata, la cella è un luogo di inestimabile valore per la storia culturale, in cui San Tommaso d’Aquino, che lì visse tra il 1272 e 1274, scrisse la terza parte del suo capolavoro, la Summa Theologiae.

Tommaso dei conti d’Aquino nacque a Roccasecca nel 1225. Ultimo di cinque figli, fu avviato agli studi religiosi presso l’abbazia di Montecassino; trasferitosi a Napoli per frequentare lo Studium Federiciano, prese l’abito dell’Ordine Domenicano nel 1244, nonostante il veto della famiglia, proseguendo e terminando la sua formazione in Francia con sant’Alberto Magno.

Tornò a Napoli, nel convento di San Domenico Maggiore due volte: tra il 1259 e il 1261 per continuare a scrivere la Summa contra Gentiles; poi, nel settembre 1272, l’Aquinate rientrò in città per fondare e dirigere lo Studium Theologicum, su richiesta del Capitolo Provinciale dei Domenicani e di Carlo I d’Angiò. In quegli anni concluse la terza parte della sua opera più celebre, la Summa Theologiae. Tommaso lasciò il convento napoletano nel 1274 per partecipare al Concilio di Lione; morì durante il viaggio, presso l’abbazia di Fossanova, il 7 marzo 1274.

La Cella, situata al primo piano del convento domenicano, accanto all’ex Biblioteca, è accessibile attraversando il cosiddetto “corridoio di San Tommaso”, che conserva, sulle porte di accesso alle celle, decorazioni entro medaglioni con scene di vita del santo. Gli affreschi, recentemente restaurati, furono realizzati dopo il 1685 probabilmente da Domenico Viola (1610-1696). La cella, abitata da San Tommaso dal 1272 al 1274, fu trasformata in una divota cappella nell’ambito dei lavori promossi, a partire dalla seconda metà del Seicento, dal priore Tommaso Ruffo dei duchi di Bagnara (1618-1691). Altri interventi furono condotti nei primi anni del Settecento, su progetto dell’architetto napoletano Muzio Nauclerio, che coinvolse anche Matteo Bottiglieri, autore del busto di San Tommaso, collocato sulla porta d’ingresso alla cella.

Il restauro del 2020, curato dall’associazione “Friends of Naples”, ha previsto la realizzazione di un nuovo impianto illuminotecnico, con un progetto di conservazione e valorizzazione dell’ambiente. La cella custodisce il prodigioso Crocifisso che parlò a San Tommaso, oltre ad altre importanti testimonianze legate alla storia dell’Angelico.